Società e modernità nei primi decenni del nuovo millennio. Sperare o disperare? Questo è il dilemma!
Da come si sono evolute le cose sin dall’ inizio del nuovo millennio pensare che l’ottimismo possa essere l’antidoto per risolvere i problemi epocali che ci assalgono è quanto meno una ingenuità. La situazione attuale è ormai talmente intricata che nemmeno i governi del mondo sono in grado di risolverla. Possiamo forse pensare di gestirla armati con la sola spada dell’ottimismo?
La globalizzazione sfrenata e sconsiderata, compiuta con metodi errati (se può bastare definirli così) ha portato ad un’accelerazione di situazioni negative che hanno impattato contro il terreno delle differenze culturali, linguistiche, economiche, geografiche e storico/sociologiche dei vari popoli che, abituati per millenni a determinate convenzioni, modi di vivere e pensare, si sono ritrovati, senza esserne stati in alcun modo, preventivamente preparati, a mischiare usi e costumi, convenzioni, idee, sistemi di comportamento, totalmente differenti e spesso, addirittura opposti, tra di loro.
Ma chi ha realizzato tutto questo non si è per nulla preoccupato di tali problematiche, forse perché risultavano insignificanti rispetto al grande progetto per la creazione di un unico, grande, popolo mondiale e globale. Se si fossero preparate le vie con la dovuta calma, ponderando e programmando tutto in modo che il tutto avvenisse spontaneamente, in modo naturale forse l’idea avrebbe anche potuto essere valida.
Un unico popolo mondiale, che comunica, che si comprende nel linguaggio, che agisce prendendo decisioni per il bene di tutti (… ascoltando le esigenze di tutti in una grande democrazia global …): un’idea grandiosa, geniale! Ma … come essere sicuri, al cento per cento, che si possa davvero realizzare? …. Perché qui si mette in gioco il presente, il futuro e la vita della gente. Ma soprattutto: chi potrebbe mai essere così sicuro di sé da pensare che si possa ottenere tutto questo in un tempo tanto breve?
Pensare di stravolgere tutto in pochi decenni, spingendo, poi, sull’acceleratore solo perché la tecnologia ha avuto un balzo gigantesco e velocissimo e pensarlo senza tenere conto che l’umanità, per affrontare e digerire i cambiamenti, nei millenni, ha sempre avuto bisogno di lunghi tempi. Ma la corsa contro il tempo è una delle piaghe della nostra epoca! Questi cambiamenti troppo repentini non potevano, quindi, che portare stravolgimento e problemi contingenti, sia culturali che economici o sociali. La fretta di modificare il mondo è stato un errore gravissimo e ora se ne evidenziano le conseguenze, giorno per giorno. Purtroppo non possiamo essere ottimisti pensando di riuscire da soli a risolvere questo dilemma.
L’ottimismo è una grande medicina ma non in tutte le circostanze perché in certi casi, essere ottimisti significa mettere la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi. Di fronte ad un tale, evidente, disastro ambientale, economico, sociale e culturale che opprime i popoli contemporanei, portando, invece, grandi soddisfazioni e benessere a un ristretto numero di persone, ritengo non si possa restare indifferenti ma a chi mi chiedesse quale sia la soluzione, la mia risposta rimane una sola: pregare!
Anna Rita Delucca