PERO’, QUELLA MELA ! La natura secondo Giorgio Morandi
<<Alla mostra dei Carracci a Bologna (Nota 1) egli restò muto di fronte alla sfilata di quei grandi quadri, insensibile alla floridezza, alla vita sentimentale che li animava….Ruppe infine, l’ostinato, eloquente silenzio, per dirmi “…Però quella mela!..” Il frutto, isolato e còlto dal suo occhio che sapeva vedere, mi apparve allora vivo, in tutta la sua freschezza e corposità, nel suo schietto, affettuoso naturalismo…>>. Così scriveva Luigi Magnani Rocca ( Nota 2) ricordando l’amico/pittore Giorgio Morandi e la sua diffidenza verso tutto ciò che gli pareva grandioso, decorativo e retorico. L’amore per la semplicità delle piccole cose e per la loro essenza, muove tutta la dinamica creativa di Morandi, sia quando rappresenta la natura, nei paesaggi delle colline bolognesi, sia quando ritrae frutti, fiori, ciotole o bottiglie. In realtà, la frutta non costituisce un soggetto così consueto nel suo repertorio: le opere in cui compaiono fruttiere o stoviglie contenenti pere, susine, cotogne e pomi – tipici del territorio bolognese ed appenninico in cui l’artista trascorreva le proprie estati – non sono molto numerose, sia rispetto alle serie di bottiglie e barattoli, sia rispetto al corpus di paesaggi di quei medesimi territori che egli dipinse durante tutto l’arco della vita. Si può affermare, senza dubbio, che le sue composizioni di frutta risalgano soprattutto al periodo giovanile e si protraggano, all’incirca, fino alla fine degli anni Venti del XX° secolo. Uno dei primi quadri ad olio in cui compaiono pomi lo dipinse nel 1919 [fig.1] (Nota 3): sebbene intriso di estetica metafisica, rimane un’evidente ammirazione per lo stile di Cèzanne [fig.2] (Nota 4) che influenzò l’artista bolognese nei primi anni del suo esordio, dopo gli studi accademici. Nonostante ciò, è già presente in Morandi, un modus operandi personale che, successivamente alla sperimentazione contemporanea a De Chirico e Carrà, elabora una cultura tecnica del tutto autonoma, acquisita anche grazie all’ attenta analisi dei grandi maestri dell’antichità quali Giotto, Masaccio, Piero della Francesca e Paolo Uccello.
Cèzanne affermava di voler rivelare nella mela il suo essere mela, in quanto essa rappresenta l’anima stessa dell’oggetto; l’artista bolognese, dall’inizio degli anni Venti in poi, si consacra alla più naturale disposizione verso il mondo degli oggetti ricreati nella loro intimità di luce ed ombra e così, intatta, resterà la sua concezione, anche negli anni a seguire. Giorgio Morandi, sin dall’età di 23 anni trascorse le sue estati sui monti di Grizzana, un territorio che amò intimamente e dove ebbe il privilegio di attingere a tutti quegli elementi del paesaggio che potessero soddisfare la propria natura incline alla contemplazione.
Nel secolo scorso il panorama di Grizzana Morandi – oggi circondato dai due grandi Parchi Naturali Provinciale e Regionale di Montovolo e Montesole – era caratterizzato da coltivazioni di esemplari che l’artista poté conoscere e ritrarre in molti dipinti di natura morta o di paesaggio ma che oggi, nel nuovo millennio, sono quasi scomparsi. I filari di piante [fig.3](Nota 5) che l’artista osservava con il binocolo, per cogliere in natura quegli stessi schemi segreti o corrispondenze che stavano dietro alla composizione dei suoi quadri, non esistono più come non si estendono più i grandi campi di cereali o le coltivazioni di frutta autoctona, le cui origini si perdono nella notte dei tempi: la mela Rosa Romana, ad esempio, una varietà dalle piccole dimensioni tondeggianti e colore roseo/rossastro, caratterizzata da un gusto succoso e dissetante o ancora, particolari qualità di pere che ai nostri giorni sono, oramai, in via d’estinzione. La storia dell’arte ci racconta una ricca e straordinaria tradizione nella rappresentazione dei prodotti della natura immortalati, sin dalle epoche più remote, dai maestri della pittura [fig.4](Nota 6). Per un certo lasso di tempo, a partire dal Cinque/Seicento, il soggetto di natura morta è considerato un genere ‘minore’, destinato a due tipi di committenza: la chiesa da un lato, che utilizza la natura soprattutto per raffigurare valori simbolico/religiosi e dall’altro, la ricca borghesia che, in un’epoca in cui i costi proibitivi dei manufatti pittorici cominciano a venir meno, inizia a circondarsi di soggetti artistici che in qualche modo, rappresentino sé stessa e il suo modus vivendi. Il modello simbolico, nella rappresentazione della natura, permane dunque, nella committenza a carattere religioso, ed un esempio tipico è costituito dalle bellissime Madonne con la mela, simbolo del mistero della conoscenza del bene e del male, che dal medioevo in avanti, furono rappresentate in Italia dai più grandi maestri dell’arte, dal Bellini a Parmigianino, al Crivelli, per citarne solo alcuni [fig.5] (Nota 7) . Per quanto riguarda la mela Rosa Romana, tipica della collina appenninica, se ne rileva un’antica raffigurazione pittorica di Bartolomeo Bimbi – attivo alla corte medicea sotto Cosimo III – risalente al 1696, in cui la Rosa Romana è immortalata accanto a numerose varietà di pomi fino ad allora conosciute: infatti il Bimbi lavorò a fianco del botanico di corte, Antonio Micheli, all’illustrazione delle specie di piante (Nota 8) . In epoca moderna si è data libera interpretazione alla raffigurazione della natura, togliendo l’esclusiva alla simbologia e ai significati allegorici ma gli artisti hanno continuato a dipingerne la bellezza, codificandola e decodificandola secondo i propri, personali, cànoni espressivi . Giorgio Morandi nel suo intimo studio della natura [fig 6] (Nota 9), ha contribuito efficacemente, a custodire e ad evidenziare il valore della semplicità. Il suo contributo lo ha concretizzato nella personalissima poetica pittorica, attraverso nature morte e paesaggi, in particolare quelli che visualizzano l’Appennino come luogo dell’anima e dell’introspezione: un segno inequivocabile che l’uomo è strettamente legato al territorio e alle tradizioni, quelle che dalla fatica della terra, si sono tramandate nel corso secoli, arricchendo ed impreziosendo il nostro patrimonio culturale. Non possiamo permetterci di cancellare la memoria, poiché la memoria siamo noi e memoria saranno le future generazioni; solo così si può considerare il vero progresso e la civiltà .
Anna Rita Delucca
-Nota 1: La Mostra dei Carracci all’Archiginnasio di Bologna . 1 sett./31 ott.1956. A cura di G.C.Cavalli . Catalogo di Arcangeli, Cavalli, Calvesi ,Emiliani . Sovrintendente :Cesare Gnudi.
-Nota 2 : L. Magnani R.- Il mio Morandi .Un saggio e 58 lettere. Collana Saggi n. 646. Einaudi 1982 ,Torino.
-Nota 3: G.Morandi: Natura morta – Olio su tela,cm. 45×59- Anno 1919. Pubblicata su Art Dossier ‘Morandi . A cura di di M.Pasquali. Giunti Editore , n.50 , pag. 27.1985
– Nota 4: P.Cèzanne :Mele e arance (Particolare) – Olio su tela ,cm.73×93.Anno 1900/1905. Opera pubblicata su ‘I Maestri del Colore’, n.186 – Cèzanne .F.lli Fabbri Editori, Mi,1966 .
-Nota 5 :G.Morandi :I Filari delle Lame – Olio su tela- cm- 43×52.Anno 1943.Pubblicata su ‘I Maestri del Colore ‘ . Morandi .F.lli Fabbri Editori,Mi ,1966.
-Nota 6 : Bartolomeo Armotori: Frutti in un bacile, un gatto che ruba un volatile ,formaggio e sedani. (Particolare )- Olio su tela, cm 92×148. Sec. XVII°. Opera pubblicata su La natura morta in Italia-Tomo I, A cura di Francesco Porzio , Electa editrice Mi, 1989
-Nota 7:Carlo Crivelli : Madonna con bambino che regge una mela- Tempera e oro su tavola, cm.40×33-Anno 1480. Londra , Victoria e Albert Museum.
-Nota 8: L’opera pittorica di Bartolomeo Bimbi ‘Mele’, realizzato ad olio su tela, nell’anno 1696, è conservato al- Museo della natura morta della Villa medicea ,Poggio a Caiano (Fi)
-Nota 9 : G.Morandi : Natura Morta – Olio su tela – cm. 27×38,5. Anno 1927. Pubblicata su Morandi – Catalogo Generale -L.Vitali . Electa , Mi ,1977 , fig.n. 118