O tempora, o mores
“Speriamo che oggi non interroghi!”: era questo il mio mantra (e non solo mio) al sorgere dell’ora di storia. Ma, si sa, passano gli anni, cambiano persone e interessi e subentra quella curiosità che tra le pagine dei libri di testo non trovava certo soddisfazione.
Alla luce anche dei nostri comportamenti da terzo millennio, mi sono posto la domanda, (e qui la curiosità), di quale potesse essere e di come fosse vissuto, ai tempi dell’Antica Roma, il sesso, l’amore e il matrimonio. Sì, va be’, lo ammetto, mi incuriosiva soprattutto il sesso: antichi finché vuoi, ma di sicuro anche loro dovevano avere una certa “attività”.
Bene, innanzi tutto ho scoperto che anche le divinità “viaggiavano” sempre in coppia: Giove e Giunone, Marte e Venere, ecc… Poi il sesso, con tutto ciò che comportava, era considerato salutare per lo Stato, perché se visto come attività riproduttiva diventava, con il matrimonio, la forma base dell’istituzione sociale: figli, famiglia, una casa … la vita urbana.
C’erano feste legate alla sessualità e alla fertilità, il più delle volte anche a carattere religioso e a molte di queste era concesso anche alle prostitute di partecipare.
Le cose si ingarbugliavano un po’ con il matrimonio (come sempre del resto): il marito era, in genere, di condizione sociale superiore a quella della moglie la cui esistenza, come tale, era legata principalmente alla procreazione e alla cura della famiglia. Il matrimonio era un atto privato dove gli sposi dovevano manifestare l’”affectio maritalis”, cioè l’intenzione di restare uniti per tutta la vita e… “vogliamoci bene per sempre”.
Sembra poi che qualcuno ci abbia ripensato e che il “per tutta la vita” abbia lasciato il posto al semplice consenso iniziale. In questo modo la donna passava dall’essere una proprietà del “pater familias” a quella del marito o dei fratelli maschi se non ancora sposata e da qui, per un minimo di indipendenza, sarebbero dovuti passare i millenni, anche se poi ancora non ci siamo del tutto.
Gli uomini però, poveretti, con tutte le responsabilità che gravavano sulle loro spalle erano autorizzati ad avere (premio? ricompensa?) relazioni sessuali con altre donne, uomini, adolescenti, prostitute, schiavi maschi e femmine. Un po’ di relax anche per loro.
Era però vietato, a un uomo, commettere adulterio con la moglie o con la figlia di un altro uomo (ricordate la proprietà del pater familias?), mentre l’infedeltà di una donna non era ammessa in alcun caso. Dulcis in fundo, la donna doveva arrivare vergine al matrimonio. Una scappatella della donna sposata era, senza dubbio, motivo di divorzio che, per semplificare le cose, era anch’esso un atto privato ed una facoltà del solo marito. (Attenzione: si divorziava anche se la donna veniva sorpresa a bere vino di nascosto).
Fino all’avvento del Cristianesimo il divorzio non era considerato uno scandalo e anche la donna poteva avvalersi di tale istituzione; inoltre era anche sufficiente che entrambi i coniugi, venuta meno l’affectio maritalis, decidessero di comune accordo di non vivere più insieme. Il Cristianesimo poi tolse alle donne questo diritto.
Entravano in ballo, inoltre, anche questioni finanziarie: occorreva, ad esempio, il permesso del padre e della madre dei coniugi nel caso avessero, questi ultimi, fornito alla coppia la dote. Inoltre al coniuge che fosse stato causa di divorzio venivano inflitte pene pecuniarie.
E che dire poi, rientrando nell’ambito della sessualità nel matrimonio, del fatto che un uomo potesse cedere la propria moglie ad un altro per consentire la procreazione nel caso di coppie sterili. Colmo della “bontà”, poi, dopo il parto la donna poteva essere riaccolta nella sua famiglia d’origine. Tutto ciò era giustificato in quanto, anche a detta di Plutarco a proposito della moglie di Catone Uticense (cit.), permetteva di non lasciare inattiva una donna nel fiore della sua capacità generatrice e di fornire discendenti “di valore” quando gli stessi genitori fossero personaggi “di valore”.
Anche all’epoca quindi le scappatoie erano infinite.
Mi verrebbe da dire “nulla di nuovo sotto il sole” però un confronto un po’ superficiale a distanza di più di 2000 anni e fatto con la curiosità di uno studentello rimane sempre una semplice curiosità.
Paolo Bassi