Silvia Boldrini: romantica-mente pittura digitale

L’artista vive e opera nelle Marche, dove coltiva quattro grandi passioni: arte visiva, musica, poesia, astronomia che coordina ed elabora tramite la pittura digitale. Dopo anni di pratica nell’uso di pennelli e colori tradizionali, oggi la digital art ha preso il sopravvento nella sua espressione creativa.

I lavori di Silvia Boldrini sono un invito all’esplorazione e al coinvolgimento su ciò che suscita l’eco di una sensazione, di un’emozione dinamica e viva. Il suo punto di partenza è suscitare quel particolare sentimento profondo che si risveglia solo con l’ascolto. Di qui gli studi sul colore, sul ritmo e il movimento, sulla velocità e l’intensità di luce e ombra, composizione e dinamismo. Fonte d’ispirazione è la natura, l’attenzione a fioche ed anonime ‘voci’ anche del più piccolo atomo o di un’impercettibile piuma. Ritmo armonico di forme e colori, poetica onirica, delicata emozione che nasce dall’osservare anche la più umile creatura come specchio della perfezione del creato.

 

Attraverso lo strumento digitale, oggi S.B. riesce ad esprimere al top le sue doti creative, dedite alla scoperta e all’approfondimento di un mondo onirico/cosmico che trascende dalla realtà, così come la si concepisce comunemente. Il suo interesse vitale per l’astronomia s’interseca con l’arte, consentendole di realizzare, nelle opere astratte – ma pure in altri cicli, come ad esempio in ‘Botanicità’ – un concentrato di idee e sensazioni catturate tramite la percezione di entità cosmiche insensibili alla tangibilità prettamente tridimensionale. La digital painting ben si presta a tale scopo perché tecnicamente i programmi per l’illustrazione (anche lo stesso Adobe Photoshop, per intendersi) permettono di creare composizioni uniche non certo inferiori, nella riuscita finale, ai tradizionali sistemi di realizzazione pittorica e rammentano una volta di più come anche le tecniche artistiche siano, molto spesso, risultanti da una ricerca di tipo matematico/scientifica. Con questa tecnologia l’intangibilità e l’evanescenza risultano ancora più evidenti nelle opere di Silvia Boldrini: la tela lascia il posto al monitor e ai supporti da stampa, la pen tablet sostituisce il pennello, i pixel vengono plasmati secondo l’estro dell’artista. E’ la mente che crea, a prescindere dagli strumenti. L’intento è sempre il medesimo: realizzare un’opera che comunichi un sogno,un’idea. La grafica digitale è il risultato di uno studio radicato nell’arte tradizionale. Prima di giungere all’opera finita, l’artista deve aver introiettato le immagini eliminando le impalcature che sente estranee alla propria percezione. L’oggetto visivo viene quindi ‘investito’ di nuovi valori, attraverso colori, prospettiva e contorni .Vi è una particolare opera dell’artista che porta il titolo di ‘Miedos’ (Angosce), realizzata in bianco/nero e sfumature, che interpreta tematiche intellettuali estremamente complesse, legate alla dimensione spazio/ musica: il riferimento è ad un brano di Carl Orff nell’opera ‘Carmina Burana’, risalente al 1937 ed ispirato ad un poema manoscritto del XII secolo, il ‘Codex Buranus’, proveniente da un convento benedettino della Baviera, tuttora conservato a Monaco.

Ciò dimostra come la tecnologia possa essere un importante trait d’union tra cultura, musica tradizione, storia passata e mondo contemporaneo, proprio attraverso l’arte visiva. Sin dagli anni Ottanta la crescente espansione dell’immagine digitale pone il quesito sul rapporto tra arte e tecnica, una tematica che ha lontanissime radici.   Affinché la tecnica diventi arte creativa occorre un’approfondita padronanza del mezzo e Silvia Boldrini se ne serve non per stupire l’osservatore con effetti speciali ma per favorire l’instaurarsi di nuovi processi comunicativi e culturali.

Anna  Rita  Delucca

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